Storia

La Chiesa, intitolata originariamente a Santa Maria del Castello, era di pertinenza del monastero di San Tommaso, appartenente all’Ordine Florense (fondato da Gioacchino da Fiore nel 1192), situato presso le mura di Rutigliano.
Sembra che una delle cause della sua edificazione, tra il XIII ed il XIV secolo, ad opera dei monaci del monastero, sia proprio legata alla decadenza del monastero stesso: con ogni probabilità, una volta andato in rovina il monastero duecentesco di San Tommaso, durante la costruzione del fossato difensivo della Città di Rutigliano nel XV secolo, i monaci costruirono in un terreno di loro proprietà distante dal paese una nuova chiesa, che, come si evince dagli atti notarili del XVIII secolo, fu intitolata a Santa Maria di Castiello o Castello.
L’attuale edificio fu costruito nel 1727, come si evince dalla data incisa sull’architrave in pietra del portale d’ingresso.
Nel 1739 abbiamo notizie della nuova chiesa dell’Annunziata grande e bellissima  situata nello stesso luogo dove stava la prima (Santa Maria del Castello) benché assai più dilatata, perché la prima era molto piccola”.
In questo periodo si aprì la diatriba circa la proprietà della chiesa tra il clero locale e Mons. Innico Martino Caracciolo, abate commendatario dell’abbazia florense di San Giovanni in Fiore. La spuntò quest’ultimo che, a suggello della prelazione sulla proprietà della chiesa dell’Annunziata di Rutigliano, fece apporre le proprie armi scolpite in pietra sul portale della chiesa.

In riferimento alla storia contemporanea la Chiesa dell’Annunziata è legata a quella dell’ Ordine Costantiniano: infatti l’occupazione francese prima e i rivolgimenti politici del 1860 (esilio dei Borboni dal Regno delle due Sicilie e conseguente passaggio dei beni regi a beni statali), privarono l’Ordine dei suoi possedimenti.
In seguito, per effetto del R.D. (26 Giugno 1864, n. 1817) che rendeva alienabili i beni nazionali, l’agro circostante la Chiesa dell’Annunziata (e probabilmente la stessa Chiesa) diventarono proprietà private.
Dalla consultazione degli atti notarili risulta proprietaria una certa Marianna Guaccero che, per testamento, lascia al figlio Giuseppe Chiaia il possesso in eredità (si parla di terreno attiguo alla Chiesa).

Nel 1910 costui passa la proprietà all’arciprete della Collegiata di Rutigliano don Nicola Maria Antonelli; successivamente il bene viene alienato al sig. Oronzo Valenzano. Il 21 Giugno 1961, con atto di donazione rogato dal notaio Ermenegildo troiani il signor Oronzo Valenzano “trasferiva nella donataria chiesa del Carmine, nelle mani del Rettore Pro Tempore Canonico Giovanni d’Alessandro il possesso materiale della chiesa e della sacrestia e spiazzo antistante, lasciando, però, libero accesso al culto, per chi voglia onorare la Madonna. Inoltre la Chiesa dell’Annunziata conserverà sempre tale destinazione, cioè sarà sempre adibita al culto della SS. V. Annunziata e per nessun motivo potrà essere alienata”. Viene altresì donato un fondo rustico

Il carattere stilistico della Chiesa è da collocare tra i secoli XVII e XVIII; la facciata cuspidata della chiesa, posta ad ovest, presenta per metà un bugnato in pietra a filari regolari, la restante parte è intonacata.
La fabbrica è composta da due corpi: il primo, quello della chiesa, lungo 14 mt. Largo 10,55 mt. ed alto 13 mt, ha un impianto regolare a navata unica diviso in tre campate; la prima e la terza sono coperte da volte a botte con lunette lungo le quali si aprono finestre strombate; la campata centrale è coperta a vela con lanterna centrale ora cieca.
Il secondo corpo è a due livelli : il primo coperto da volta a botte, il secondo da un tavolato ligneo ad una falda che risulta seriamente compromesso strutturalmente insieme alla muratura sottostante.

L’asportazione nel 1986 dello stemma di Mons. Innico Marino Caracciolo, è l’ultimo atto di una serie di manomissioni e furti subiti dalla Chiesa che hanno fortemente danneggiato il monumento che, fino a pochi anni fa, versava in uno stato di forte degrado.
Per fortuna, previdentemente, la Rettoria del Carmine provvide a trasferire le grandi tele dell’Annunciazione e dello Sposalizio di Maria presso la Chiesa del Carmine e proteggere quel che restava dei tre altari in pietra e alcuni frammenti lignei dell’altare maggiore in sacrestia, murandone l’accesso.

La tela dell’Annunciazione (collocata sull’altare maggiore ) venne commissionata dalla famiglia Mignozza-Pappalepore di Rutigliano ( primi decenni del 1700) e costata più di cinquanta ducati. Lo storico d’arte locale Giovanni Borraccesi aveva intuito la realizzazione opera della scuola di Paolo De Matteis e nel 2018, l’esperto di arte napoletana, Dott. Achille Della Ragione, attribuiva l’opera alla mano del maestro Paolo De Matteis.
Della seconda tela, Lo Sposalizio di Maria (collocata sull’altare destro ) sappiamo essere stata realizzata dal pittore rutiglianese Michelangelo Capotorto nel 1768 con offerte dell’intera cittadinanza di Rutigliano.

Doveroso accennare a Mons. Innico Martino Caracciolo. Nacque a Martina Franca l’8 luglio 1713 da Francesco Maria, duca di Martina, e da Eleonora Caetani da Sermoneta. Nipote del Vescovo di Aversa Mons, Innico Caracciolo, intraprese una carriera ecclesiastica di tutto rispetto: Vescovo di Calcedonia, Nunzio Apostolico presso la Serenissima e presso la Nunziatura di Spagna a Madrid ove morì nel 1754.
Affrontò con decoro il proprio rango potendo contare su una cospicua rendita familiare e ai proventi dell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore della quale era Abate Commendatario. Ed è in questa veste che l’alto prelato ebbe ad incrociare le sorti della nostra Chiesa dell’Annunziata e della disputa che ne scaturì con il clero locale.