Culto e tradizione

Il culto dell’Annunziata ha origini antiche ed è da sempre caratterizzato da particolare fervore, se già nel 1727 il vescovo di Conversano mostrava stupore per l’ingente spesa impiegata per la ristrutturazione della chiesa, posta così lontano dal centro abitato.

In passato la festa dell’Annunziata si svolgeva due volte l’anno, il 25 marzo (coincidente con la ricorrenza liturgica dell’Annunciazione) e la seconda domenica di maggio. Mentre la prima data coincideva con la festa religiosa dell’Annunciazione, la seconda era legata ad una festa decisamente profana, dai contenuti strettamente connessi alla superstizione popolare.
Anticamente, il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, Il Capitolo, i confratelli ed il popolo devoto muovevano in processione dalla Chiesa di Santa Maria della Colonna in Rutigliano, alla volta della Chiesetta rurale dell’Annunziata. Sul posto venivano celebrate Messe cantate e lette, recitati rosari e offerti ceri e raccolte oblazioni in denaro destinate alla chiesa.

La seconda domenica di Maggio invece, sempre presso l’Annunziata, si praticava un antico rituale detto “Passa Pass”, legato alla credenza che la Vergine Annunziata era considerata la protettrice dei malati di ernia.
Questa pratica ancestrale veniva così descritta da G.M. Galanti al termine del suo viaggio in terra di Bari: “Il 12 maggio 1791 , a Rutigliano, sussiste una superstizione. Vi è una Madonna per le ernie e cose simili. Uomini e donne di ogni età che hanno bisogno di tal protettrice, nel giorno della festa, sono passate e ripassate per un lentisco fesso. Questo poi si stringe con legature e si attende un anno per vedere se si è rimarginato, il che è segno della grazia ottenuta”.

Il passaggio e ripassaggio dell’ammalato, per lo più di giovane età,, attraverso un ramo di lentisco tagliato a metà, era accompagnato dalla presenza di due compari prescelti in precedenza senza dei genitori. Ad ogni passaggio veniva ripetuta la formula: “A nome della Santa Nunziata, passa cumpà (o cummà) ca sì sanato!”
Il ramo spezzato veniva ricongiunto e legato. Se non seccava e riprendeva a vegetare era segno di grazia ricevuta.
La pratica, a partire dalla seconda metà del 1800, venne duramente avversata dalle Autorità Ecclesiastiche perché ritenuta pagana e contraria alla Dottrina Cristiana.

Dal secondo dopoguerra la festa del “Passa pass” venne spostata al giorno del lunedì di Pasqua così come ancora oggi avviene.
Col tempo ed il progresso delle scienze mediche, la pratica, non più legata ad aspetti strettamente “terapeutici” , è diventata una piacevole occasione per stare insieme; un momento in cui, con lo scambio tra due persone di nastri colorati da legarsi al braccio, rinsaldare ancor più i vincoli di amicizia e così, con la protezione della Vergine, diventare compari o comare.
Il tutto all’ombra della chiesetta, splendido esempio di commistione tra arte medioevale e barocca e con la benedizione impartita da un sacerdote.
Il rito del Passa pass di Rutigliano è stato oggetto di studio da parte di numerosi studiosi tra cui l’antropologo Prof. Vincenzo Spera (Comparatici minimi e comparatico di “passata” in Basilicata e nella Murgia barese – 1983).